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lunedì 17 ottobre 2011

Aurea Mediocritas in Ariosto

Scrivete cosa ne pensate..

21 commenti:

  1. L'Aurea Mediocritas in Ariosto sottolinea la sua filosofia di vita; sicuramente influenzato dagli scritti di Orazio, Ariosto estrapola questa "vita mediocre" e indirettamente tramite lo stile colloquiale dei suoi scritti e soprattutto facendo mezzo dell'ironia la illusta a noi lettori. Per Ariosto l'Aurea Mediocritas rappresenta l'esigenza del prendere le distanze dalle passioni, dagli impegni, le ambizioni e il non desiderare eccessi, non pretendere troppo da sé e dalla vita; accontentarsi del poco che basta a stare bene.
    Ma si può ipotizzare che all'autore rinascimentale questa mediocrità sta stretta poichè tramite l'ironia e l'autoironia lui spesso critica e in un certo senso invidia chi gli sta attorno perchè non dipende da nessun signore e non deve fare ciò che fa per bisogno al contrario di lui che ha rifiutato alla sua ambizione la scrittura e persino al desiderio di avere una famiglia.
    Ruggero

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  2. Aurea mediocritas, ovvero "una ottimale moderazione", e non, come qualcuno potrebbe tradurre letteralmente, "un'aurea mediocrità", è una locuzione latina tratta dal poeta Orazio nella lingua latina termine "mediocritas" non ha il valore dispregiativo che ha in italiano la parola "mediocrità", ma significa piuttosto "stare in una posizione intermedia" tra l'ottimo e il pessimo, tra il massimo e il minimo, ed esalta il rifiuto di ogni eccesso, invitando a rispettare il "giusto mezzo". Ariosto per tutta la vita ricerca la saggezza per sè e per gli altri intesa come giusto mezzo, ovvero l'aura mediocritas. In lui c'è un amore sviscerato per l'otium llitterarum e per una letteratura che rispecchi la realtà umana, la quale è frutto di una visione laica che annulla ogni senso di colpa.

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  3. Ariosto segue la teoria del giusto mezzo, identificata nell’Aurea Mediocritas, l’arte di riuscire a stare in una posizione intermedia tra il massimo ed il minimo, esaltando il rifiuto di ogni eccesso.
    In Ariosto questo si può identificare nella sua continua ricerca dell’otium, sforzandosi di allontanare da sé ogni tipo di passione che potrebbe portarlo a desiderare troppo dalla vita e cadere nella lussuria. Possiamo individuare questa scelta del seguire il giusto mezzo anche dal fatto che lui stesso, pur desiderando una vita tranquilla lontana dall’essere “schiavo” di un importante signore, sa perfettamente che questa sua volontà è illecita ed egoistica perché ha sulle sue spalle la tutela ed il futuro dei fratelli e delle sorelle.

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  4. Ariosto imposta la sua filosofia di vita sul modello dell’Aurea Mediocritas di Orazio poeta latino molto apprezzato dal poeta. L’area mediocritas che può essere tradotta con l’espressione “ottimale moderazione” consiste nella ricerca dell’equilibrio in ogni ambito della vita, trovare la giusta misura in ogni cosa, per esempio vivere le passione senza però lasciarsi travolgere da esse, mangiare senza soccombere nell’ingordigia. Infondo l’Aurea Mediocritas consiste nell' accontentarsi del poco che basta a stare bene, che per Ariosto significa non solo la stabilità economica ma anche non vedere sminuito il suo ruolo d’intellettuale in cambio di maggiori ricchezze, infatti egli sceglie di lasciare il servizio presso il cardinale Ippolito quando questi gli impone d'intraprendere un nuovo viaggio per scopi diplomatici in Ungheria, questione che tra l'altro affronta nella prima satira dove dichiara di preferire la povertà ad una vita di ricchezze ma senza libertà "in casa mia mi sa meglio una rapa ch'io cuoca,..... che all'altrui mensa tordo, starna o porco selvaggio"

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  5. L'aurea mediocritas, ovvero moderazione ottimale, è una locuzione latina tratta da orazio, che consiste nell'assumere una posizione intermedia ed esalta il rifiuto di ogni tipo di eccesso. Questa concezione si ispira alla filosofia epicurea, che invita gli uomini a godere dei piacere della vita, ma senza abusarne. In senso ironico si riferisce talvolta a chi si contenta passivamente della propria condizione, senza impegnarsi nel tentativo di migliorarla.
    La critica letteraria moderna vede in Ariosto un uomo molto complesso, che ricerca tutta la vita la saggezza, intesa come giusto mezzo. Saggezza è sapersi tenere lontano dalle passioni sfrenate, è senso della misura e equilibrio, è il non desiderare gli eccessi. Sono fondamentali le satire, concepite come epistole in versi scritte ad amici e a personaggi influenti di Ferrara.
    Contengono critiche mosse ai vizi e ai costumi del tempo. Per fare ciò, Ariosto fa ricorso all'ironia. Con ironia egli affronta anche il contrasto tra l'aspirazione di una vita serena, dedicata all'otium letterario, e l'incombere degli incarichi statali.

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  6. La Libertà a volte ha un prezzo molto alto..
    Ariosto rivendicando la sua autonomia di intellettuale nei confronti di una corte che ne limita il pensiero e il liberò arbitrio, deve tenere presenti le conseguenze che ne potrebbero derivare, prima tra queste la Povertà.
    Afferma che è disposto a vivere una vita semplice al di fuori del lusso e degli agi purché sia lui stesso a tenere in mano il timone e segnarne la rotta!
    Ariosto combatterebbe a spada tratta nel tentativo di realizzare questo desiderio (per quanto riguarda le parole e non prendendo in considerazione i fatti realmente accaduti).
    Tuttavia al giorno d’oggi, io credo sia meglio avere come punto giuda la Moderazione, cercare il nostro stato di equilibrio mantenendo le distanze da quelli che sono gli eccessi. Godere dei piaceri della vita ricordandosi di non abusarne!

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  7. Ariosto cominciò umanista e poeta latino e compose prevalentemente in giovinezza odi, epigrammi, elegie, endecasillabi latini, assumendo a modello Catullo ed Orazio. Il poeta canta i facili amori giovanili, la dolcezza idillica ed obliosa della campagna e le care amicizie. Non si cerchi nei suoi componimenti quel profondo e malizioso sorriso con cui un energico temperamento morale dissolve e solleva in luce il contrasto tra il proprio mondo e quello che le realtà gli offre. Ariosto trae da Orazio la concezione di ‘’Aurea Mediocritas’’, ovvero di ‘’rifiuto di ogni eccesso’’. Egli ha in sè una limpida e pur profonda saggezza, non si ribella, non invoca Dio; accoglie con rassegnata bonomia le contrarietà, e disegna con indulgenza e senza ombra di rancore la corruzione e gli eccessi di una vita sempre più mondana e materiale. Visse in corte senza essere cortigiano, e non perché la sua anima era chiusa all'ambizione, alla bassezza e all'adulazione. Gli altri amavano farsi vedere in compagnia dei principi, ai banchetti dei grandi, egli preferiva al contrario la sua ''mediocrità'', preferiva la quiete della sua casa, preferiva viaggiare fantasticamente sugli atlanti. In questa vita, così esteriormente mediocre e quasi piatta, splende per Ariosto una luce segreta: il bisogno di vivere con se stesso, non per disdegnoso disgusto degli uomini, ma per consegnarsi al gran mondo apollineo delle fantasie e per realizzare un'ideale di serenità mantenendosi in bilico tra ciò che è concretamente reale e ciò che invece, pone l'animo in stato di quiete. Questo mondo di placidi affetti, di sorridente indulgenza, di acuta intelligenza del reale, senza travagli, approfondimenti o grandi scuotimenti, mirava alla conquista di un equilibrio e d'una santità interiore su cui poi con ironia si dispiegava liberissimo il volo della poesia.
    Adriana.

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  8. Ariosto segue “l’aurea mediocritas”(una ottimale moderazione) ,una concezione esistenziale che si ispira alla filosofia epicurea che invitava l’uomo a godere dei piaceri della vita senza abusarne come per esempio bere il vino senza ubriacarsi o godere del cibo senza sfociare nell’ingordigia.Qualora l’uomo la realizzi,avrà raggiunto il fine ideale che è quello di trovare una misura in tutte le cose,senza mai trascorrere negli eccessi.Infatti mediocritas non assume il significato negativo che può avere oggi,ma intende esattamente un qualcosa di itermedio che non è né la cosa migliore né quella peggiore e questo esalta il rifiuto di ogni eccesso invitando a rispettare il “giusto mezzo”.Ariosto infatti non amava la vita di corte e desiderava trascorrere la sua vita secondo l’otium litterarum ,ma questo non fù possibile e lui fù costretto,se pur continuando a studiare i classici e a scrivere,a seguire il suo signore per riuscire a sostenere la responsabilità delle sue sorelle

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  9. Noi tendiamo ad attribuire al termine mediocrità un significato dispregiativo, secondo il poeta latino Ariosto invece "mediocritas" ha il significato più di moderazione o meglio il saper apprezzare le cose semplici.
    Per Ariosto è quello stato di modesta felicità,che raggiunge chi sa accontentarsi, tenendosi lontano da posizioni estreme e senza affannarsi per emergere a tutti i costi. Un invito sì ai piaceri della vita, ma senza farsi prendere dall'avidità e sapendo godere delle cose semplici.
    A mio parere, è vero che l'invito di Ariosto a tenere un comporportamento equilibrato nella vita può essere considerato positivo, ma non dimentichiamo che questo poeta era assillato dall'idea della morte che incombeva su di lui trascinandolo spesso nella malinconia e nell'angoscia, ecco perchè si attacca alle cose semplici e schiva qualsiasi atto che porti all'eccesso. Ma se l'uomo non avesse oltrepassato i propri limiti e le proprie paure e si fosse limitato a vivere di cose semplici con moderazione ed estremo equilibrio, avremmo avuto degli eroi nella nostra storia?
    Inoltre penso che se avessi vissuto sempre con estremo equilibrio non conoscerei realmente me stessa, i miei limiti e le mie virtù; per questo non appoggio in pieno il pensiero di Ariosto.
    -Mariaclara-

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  10. E' noto come Ariosto per la realizzazione delle sue satire, sia stato influenzato da modelli classici in particolare dalla figura di Orazio.
    A lui, il poeta e particolarmente vicino sia nel distacco ironico con cui sa guardare se stesso e gli altri ma soprattutto nell' ideale di una vita quieta e modesta indipendente da ogni servitù. Ariosto rivendica la propria autonomia all' interno delle corte, pur essendo a conoscenza delle possibili conseguenze che ne potrebbero derivare: afferma quindi di preferire una vita semplice e misera, ad una vita sontuosa, ma priva di libertà.
    Si dimostra cosi in sintonia con lo spirito oraziano, per il quale era indispensabile mantenere il dominio delle proprie passioni, ricordando sempre di seguire l'aurea mediocritas, il giusto mezzo, evitando di eccedere nei piaceri, accontentandosi del minimo per vivere in modo sereno la propria vita.
    E' importante per entrambi essere in grado di valutare il modo corretto, prudente e equilibrato di agire, per essere capaci cosi di prendere le distanze dagli eccessi, cercando di assumere una posizione intermedia, rimanere cioè nella consapevolezza che ogni passione, pur non dovendo essere evitata, non deve travolgerci, non deve, in un certo senso, coinvolgerci emotivamente.
    Alessia

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  11. L’aurea mediocritas, alla quale non bisogna attribuire il senso dispregiativo, dato dalla traduzione letterale, è una concezione, appunto ricercata da Ariosto, che si rifà a molte delle concezioni che ho studiato lo scorso anno. Prima di tutto, si rifà alla concezione epicurea, e in secondo luogo alla “Teoria del giusto mezzo” che proponeva Aristotele (di cui proprio nel rinascimento, era stata tradotta “La poetica”).
    La concezione di Ariosto è dunque riconducibile a molte metafore, come bere vino, senza ubriacarsi, o mangiare senza però cadere nell’ingordigia, ma in primo luogo, l’autore vuole far calzare la sua concezione alla condizione del letterato cortigiano, visto in certi casi come una figura illustre. Lui, al contrario, preferisce stare in casa propria, con quel poco necessario a condurre una vita degna, preferisce viaggiare tramite la cartina geografica, senza dover vantarsi di esser stato in diversi luoghi.
    Secondo il mio parere, l’aurea mediocritas, può star bene ad un certo tipo di persona, e ad altri no, prendendo spunto anche dalla metafora dello stesso Ariosto, quando dice che la sella può star bene ad una bestia, mentre ad un’altra stringe e da duolo. Difatti spingendosi oltre, alcuni grandi della storia sono giunti alle scoperte geografiche della seconda metà del ‘400, la più importante, quella dell’America.

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  12. L’aurea mediocritas è una locuzione latina introdotta per la prima volta dal poeta Orazio. Letteralmente vuol dire “un’ottimale moderazione” e Orazio con questo intendeva il giusto rapporto tra l’ottimo e il pessimo, cioè il rifiuto di ogni eccesso. Ariosto fa ricorso, per la prima volta, a questo modello di vita nelle Satire. La lezione Oraziana per lui è fondamentale, in quanto tutto veniva risolto nella compostezza e nell’equilibrio, senza presentare drammatici contrasti o situazioni esasperate. Egli, quindi, preferiva accontentarsi di quel poco che bastava per stare bene e quest’esigenza si riflette anche sullo stile delle Satire. In conclusione si può dedurre che l’aurea mediocritas non era solo una filosofia a cui rifarsi nella letteratura, ma era per Ariosto un vero e proprio stile di vita, che ha permesso ad esso di affermarsi come letterato nel Cinquecento e nei secoli seguenti.
    Sabrina.

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  13. Nonostante si tratti di un’immagine letteraria e non corrispondente perfettamente alla realtà, Ariosto si compiace nel lasciare di sè l’immagine di uomo amante della vita sedentaria, che apprezza le cose semplici e che sceglie sempre una posizione intermedia rifutando gli eccessi; ed è proprio questa la “mediocritas”, (termine introdotto da Orazio e che viene affibiato al poeta emiliano) che invitava l’uomo a godere dei piaceri della vita senza abusarne e si può notare nella sua continua ricerca dell’otium. Questo concetto risulta evidente nelle Satire soprattutto quella dedicata al cugino Annibale Malaguzzi in cui il poeta si paragona ad un uccello che non riesce a vivere in gabbia e dice di preferire una rapa (alimento povero) alle leccornie dei ricchi, e se la sua coperta sia di seta o solo una "vil coltre" a lui interessa ben poco. Per giustificare questi ideali, il poeta afferma che la sua vita quieta e appartata non fu un “pigro arrendersi alla mediocrità”, ma una scelta matura e meditata che mirava a difendere la propria libertà in quanto individuo e intellettuale.
    -Daniele Di Giorgi

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  14. Bene ragazzi! Le idee ci sono ma in molti casi mancano di una impostazione critica personale...
    Potete fare di meglio!
    Per tutti: attenzione agli errori di grammatica, in alcuni casi vistosi...che pesano sulla valutazione finale!

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  15. AUREA MEDIOCRITAS IN ARIOSTO

    L’aurea mediocritas in Ariosto è una condizione che si ispira a quella oraziana di “ottimale mediocrità”.
    In essa si basa in pensiero di Ludovico Ariosto, inteso come preferire una vita mediocre, fatta di pochi sfarzi ma sana ad una vita più agevole ma anche più viziosa che mira agli eccessi; scegliere di mangiare una rapa ad un “porco selvaggio” come dice il poeta stesso.
    Vivere in mediocritas significa allontanarsi da tutti gli eccessi e qualora un uomo vi riesca secondo Ariosto, raggiunge il fine massimo della vita umana ovvero quello di trovare una misura in tutte le cose.
    Non sempre il poeta reggino si trova a suo agio in questa situazione, notiamo, infatti, dall’ironia che spesso egli invidia chi gli sta attorno poiché non dipende da nessuno e si può definire libero, al contrario di Ariosto stesso che per sopravvivere e per sfamare i nove fratelli non rinuncia al patrimonio dei voti minori nemmeno di fronte al grande amore.
    Anche grazie all’aurea mediocritas ariostelica possiamo dedurre che il poeta è un seguace della teoria epicurea che definiva mediocre quell’uomo che sa godere dei piaceri che la vita offre senza però abusarne mai!

    ALBERTO SAPIENZA

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  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  17. "AUREA MEDIOCRITAS" prende il significato di "ottimale moderazione", con una rinuncia agli eccessi.
    Ariosto, ispirandosi a Orazio, fa suo questo modello di vita, preferendo una vita sedentaria senza, appunto, eccessi, come scrive nelle sue opere e in particolar modo nelle satire, dove per la prima volta, in Ariosto, appare il concetto di AUREA MEDIOCRITAS.
    Ariosto preferirebbe vivere secondo l'OTIUM LETTERARIO, ovvero: condurre una vita studiando e scrivendo, senza dover sottomettersi ai signori nelle corti, però questo non è possibile per Ariosto, che è costretto a condurre una vita nelle corti per sostenere 10 fratelli, infatti prende anche gli Ordini minori per avere più stabilità economica, e questo gli impedisce di sposarsi e convivere con Alessandra Benucci.
    La parola MEDIOCRITAS non è intasa in senso negativo, ma piuttosto il MEDIOCRE è colui che riesce a vivere in "equilibrio" senza eccessi ma nemmeno in povertà.
    Secondo me bisogna sempre puntare al meglio, quindi non condivido il pensiero dell'AUREA MEDIOCRITAS, ma capisco il pensiero di Ariosto che, essendo un letterato, non poteva aspirare a vivere una vita di agi e quindi si accontenterebbe di una vita MEDIOCRE.

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  18. Ariosto è un uomo virile e complesso, in cui sono coerenti l'itinerario umano e quello artistico e che ricerca per tutta la vita la saggezza per sé e gli altri, intesa come “aura mediocritas”: la saggezza, il prendere la distanza da passioni, ambizioni e ricchezze, è il senso della misura, che è poi un’esigenza dell’animo di Ariosto; il non desiderare eccessi, non pretendere troppo da sé e dalla vita; accontentarsi del poco che basta a stare bene
    Qualora l'uomo la realizzi, avrà raggiunto il fine ideale che è quello di trovare una misura in tutte le cose, senza mai trascorrere negli eccessi, come il poeta stesso raccomanda quando dice anche est modus in rebus

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  19. Mancano ancora all'appello Giorgia, Gianluca, Gloria e Fiammetta...

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  20. Prof,eccomi finalmente.....!
    Sul fatto che in Ariosto fondamentale come modello di vita sia stata "l'aurea mediocritas"di Orazio mi sembra che già sia stato detto tutto.Posso solo aggiungere che Orazio adottò tale modello anche dal punto di vista espressivo,stilistico, prediligendo la proporzione,la simmetria,un tono medio,pacato,discorsivo,utilizzando un equilibrio tra stile parlato("il guidalesco rotto","porco selvaggio")e forme auliche (riferimenti mitologici o alla cultura antica)usando in ogni cosa,da buon letterato rinascimentale,una certa sprezzatura.

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  21. Gianluca, anche se in ritardo... il tuo non è un commento articolato ma solo un giudizio di stile! Perdonato perchè in fase di rodaggio... farai di meglio!

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