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martedì 25 ottobre 2011

La rivolta nel Magreb

La rivolta nel Magreb: la fine di un tiranno..

39 commenti:

  1. Il Maghreb è ormai caratterizzato da rivolte in Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto, che hanno in comune lo stesso obiettivo: dare un futuro ai giovani ed eliminare i regimi totalitari. Il Maghreb si dice, infatti, affetto dalla malattia della disoccupazione giovanile, per colpa della quale migliaia di giovani si ritrovano senza lavoro, e per colpa della crisi generale si è anche limitata la possibilità di emigrare in Europa.
    Nel dicembre scorso è scoppiata in Tunisia e Algeria la rivolta “del pane”, della crisi economica e dei giovani, che non hanno futuro e devono sopportare la crisi di un sistema economico troppo autoritario. Per questo hanno trovato il coraggio di ribellarsi, sostituendo la paura con la rabbia per un futuro loro negato.
    I paesi dell’Africa settentrionale, inoltre, soffrono per colpa dei dittatori che limitano i diritti e l’uguaglianza tra i cittadini. In Tunisia si affermarono opposizioni integraliste religiose ed i giovani bruciarono nelle piazze il ritratto del dittatore Ben Alì. In Algeria i dittatori diffusero l’hogra, ossia l’umiliazione imposta dallo strapotere delle autorità, ma quest’arroganza non impedì ai cittadini di parlare liberamente. In Libia Gheddafi governava dal 1969, sottomettendo la popolazione e reprimendo le rivolte attraverso la violenza. Neanche successivi interventi europei riuscivano a debellare le devastanti azioni del dittatore. Finalmente tra le ricerche di questi ultimi giorni i rivoltosi sono riusciti a trovarlo e a mettere fine al suo governo dittatoriale attraverso la sua morte. In Egitto Mubarak è ancora intenzionato a trasmettere il potere dittatoriale al figlio Gamal. Le rivolte continuano incessantemente, con la speranza che un giorno tutto ciò possa terminare con il risanamento dei diritti della gente, che ingiustamente stanno venendo a mancare.
    Fasitta Giorgia

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  2. Con Maghreb noi intendiamo la parte dell’Africa del Nord che si affaccia sul Mediterraneo e sull’Oceano Atlantico. Dal 1989 gli Stati dell’area hanno creato l’Unione del Maghreb Arabo o Grande Maghreb, di cui fanno parte Libia, Marocco, Tunisia, Algeria e Mauritania.
    Quest’anno abbiamo potuto vedere come le popolazioni di questi stati, stanchi della loro condizione economica e politica, si siano ribellati, mossi da un grande impeto.
    Un’ esempio ne sono la Tunisia sotto il potere di Zine El-Abidine Ben Ali; oppure l’Algeria governata da Abdelaziz Bouteflika. L’esempio comunque che noi Italiani abbiamo sicuramente seguito con più interesse e partecipazione è stato quello della Libia. In questo paese è addirittura scoppiata la guerra civile libica tra le potenze di Mu’ Ammar Gheddafi e quelle dei rivoltosi. Senza dubbio la scintilla che ha fatto esplodere la guerra è stata la determinazione alla volontà di cambiare il partito politico di Gheddafi, ormai in atto da quarant’anni. Influenzati dalle insurrezioni dei paesi vicini, anche la popolazione libica si è schierata contro il Ra’ is, arrivando a ucciderlo, il 20 Ottobre di quest’anno.
    Senza ombra di dubbio questi paesi sono stati mossi dall’indifferenza dei loro governatori che preferendo pensare più alla loro sopravvivenza, si preoccupavano meno del destino del loro paese. Non penso, quindi, sia condannabile il fatto che dopo tanto tempo le popolazioni cerchino di rivendicare i proprio diritti. Il fatto che magari anche da motivi banali si sia passati direttamente alla violenza, fa capire come questi paesi erano arrivati al limite della sopportazione. Penso che chiunque, arrivati alla loro situazione, non potendone più, pensi di ribellarsi anche rischiando di perdere quel poco che gli rimane. E anche se le lotte per i loro obiettivi continuano, penso che non avrebbero potuto trovare modo migliore per la conquista della loro libertà

    DORO AGNESE

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  3. Nel corso dell’ultimo anno, si sono sollevate e continuano a sollevarsi diverse rivolte nei paesi del mondo arabo, governati da regimi che si dichiarano formalmente delle repubbliche costituzionali ma che in realtà sono delle dittature personali .
    Le sollevazioni sono esplose in primo luogo in Tunisia, da anni sottomessa al regime repressivo di Ben Ali, ma successivamente lo spirito della rivoluzione si è propagato a macchia d’olio in tutto il maghreb . In ogni luogo gli ideali rimangono gli stessi e le parole d’ordine dei manifestanti sono :basta con la corruzione, più lavoro, più libertà ,prezzi meno alti per i beni di primo consumo,stop ai regimi autoritari.
    Non è un caso se la rivolta prima di arrivare in mondovisione ha incendiato il web poiché
    i maggiori sostenitori delle rivolte sono stati i giovani, che non si sono tirati indietro neanche quando la repressione si è fatta armata; è stata soprannominata la “rivolta del pane” ma più che per il Pane questi giovani combattono per il loro futuro, un futuro nella liberta e nella democrazia.
    E dopo diversi mesi di lotte sembra che queste sollevazioni abbiano portato a qualcosa, Gheddafi il dittatore che ha governato in Libia per oltre quarant’anni è morto una settimana fa ed insieme alla sua vita è terminato un periodo buoi della storia della Libia.
    L’unica nota dolente rimane la dinamica della morte che tra pareri contrastanti resta avvolta da un’aura di mistero, ma dove sembra che non siano stati rispettati i comunicati del Consiglio nazionale di Transizione libico che promettevano un processo equo e regolare per il prigioniero.

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  4. Il Maghreb comprende l'area più a ovest del Nord Africa e comprende diversi stati quali Tunisia, Egitto, Algeria e Libia. La terra del Maghreb nell'ultimo decennio è caratterizzato dalle numerose rivolte accadute proprio in questi stati.
    Le ragioni delle rivolte accadute in Algeria, Egitto e Tunisia sono un po' diverse rispetto a quelle accadute successivamente in Libia.
    Queste popolazioni hanno certamente sopportato, per anni e decenni, una pressoché totale mancanza di libertà. Una prima riflessione dovrebbe pertanto indurci a rilevare che un popolo può essere tenuto a freno per anni e decenni, ma, ad un certo, momento tutto questo immobilismo determina, paradossalmente, un crollo accelerato.
    In secondo luogo si può osservare la crisi dei giovani.
    Ovviamente ciascun genitore desidera che il proprio figlio possa vivere in una condizione migliore. Ora questi giovani hanno vissuto un processo del tutto opposto: hanno potuto formarsi meglio dei loro genitori, ma poi la società immobilizzata nella quale vivevano, non consentiva loro di utilizzare le loro stesse competenze per vivere una vita all'altezza delle loro aspettative sociali. E inoltre questi giovani nella loro precarietà non potevano nemmeno progettare il loro futuro.
    A differenza degli altri stati, Quello a cui si sono opposti i libici è il regime autoritario del Colonnello Gheddafi. La loro rivolta è stata quindi motivata da una voglia di democrazia, e più in generale, da una rivoluzione dell’attuale governo. Consapevole del pericolo ed in coerenza con la sua politica aggressiva, Gheddafi ha sin da subito bloccato l’accesso a internet, social network ed altri mezzi che potessero facilitare l’organizzazione della rivolta, oltre che attuare una spietata repressione contro i rivoltosi.
    A cause della situazione di instabilità e di pericolo, è iniziata una fuga di massa da parte dei cittadini della Libia. Dopo 42 anni di governo sotto Gheddafi, finalmente il 20 Ottobre del 2011 i rivoltosi riuscirono a porre fine al suo regime dittatoriale con la sua morte.
    Le terre del Maghreb continuano ad essere tutt'oggi caratterizzate da tensioni e caos , con la speranza che un giorno si possa placare tutto.

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  5. Quello che viene chiamato il “piccolo Maghreb”, di cui fanno parte Marocco, Algeria e Tunisia (il “grande” comprende anche la Mauritania e la Libia), è ritenuto da molti economisti come il futuro naturale prolungamento dell’Europa. Con il “piccolo” Maghreb l’Europa ha in comune da adesso la malattia della disoccupazione giovanile.
    Questo fattore unito anche a una situazione politica oligarchico/dittatoriale è la base delle varie rivolte che sono scoppiate dallo scorso dicembre.
    Esse sono state soprannominate “rivolte del pane” e per la prima volta sono apparse in Tunisia.
    In Tunisia, il Presidente Zine El-Abidine Ben Ali era al potere dal 1987, quando, allora Primo Ministro, fece deporre il suo predecessore Habib Bourguiba facendolo giudicare dai medici inidoneo per senilità. Da allora, Ben Ali si è prodigato nel tentativo di soffocare ogni opposizione al suo regime, di aumentare il controllo sui media e sui partiti di opposizione. Dopo molte battaglie in piazza i giovani bruciarono il ritratto del dittatore. Le rivolte definite anche “del gelsomino” perche sviluppate in primavera giunsero fino all’Egitto di Mubarak, presidente soprannominato il “faraone”. Per vari giorni i dissidenti bloccarono il Cairo e si transennarono nella centralissima piazza Tahir . Mubarak lasciò il suo mandato da presidente e oggi si racconta di un paese prossimo alle prime elezioni.
    In Libia la situazione si sviluppò ugualmente agli altri paesi limitrofi. La popolazione era stanca di un governo dittatoriale in mano a Muammar Gheddafi dal 1969.
    Questa è stata la rivolta più sanguinosa che ha portato all’intervento delle forze militari NATO e dopo 8 lunghi mesi ha visto la cattura e la successiva uccisione del colonnello Gheddafi.
    Con la fine di Gheddafi e la Libia finalmente libera, ci si aspetta adesso una rivoluzione politica considerato che il popolo libico è frazionato in varie tribù non sarà semplice la svolta politica di questa nazione e non solo della Libia bensì di tutto il Maghreb.
    La violenza esplosa si giustifica come conseguenza del degenerare di una situazione politico-sociale che procede inesorabile da lunghi anni e che, con il tempo, si confronta con una popolazione giovanile sempre più matura e consapevole dei propri diritti e pertanto sempre meno disposta a tollerare certe forme di squilibrio politico-sociale.

    ALBERTO SAPIENZA

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  6. Con il termine Magreb identifichiamo Egitto, Tunisia, Algeria e Libia dove si sono susseguiti dei regimi autoritari che hanno portato sangue e disperazione in tutto il medio oriente. Tutto iniziò in Egitto con Mubarak, in Tunisia con Ben Ali, in Algeria con Bouteflika, in Libia con Gheddafi; si tratta di regimi chiusi e repressivi, dittature mascherate da democrazie che sopprimono i diritti ed i doveri della popolazione, la dittatura è quando il potere dello stato è nelle mani di un singolo individuo e può esercitarlo in qualsiasi modo poiché nessuno può impedirgli di farlo né tanto meno fermarlo. Questo periodo di dittature viene anche chiamato “primavera araba”.
    Nell’ultimo periodo si è parlato molto di questa situazione critica in seguito all’uccisione di Gheddafi che però è stata preceduta da una dura e tragica rivolta della popolazione che dopo anni ed anni di dittatura era arrivata allo stremo, dopo mesi di ricerche sono riusciti a trovare e ad uccidere il Rais; questo evento, seppur crudo e atroce ha simboleggiato la fine di 40 anni di un regime di terrore e sangue, la fine di un tiranno, simboleggia un passo avanti verso la libertà del medio oriente. In queste rivolte è stata coinvolta anche l’Italia poiché, siccome la situazione era insopportabile, molti Libici e Tunisini hanno deciso di emigrare, scegliendo come tappa Lampedusa essendo un’isola molto vicina; questo fenomeno di emigrazione di massa ha portato grandi squilibri a tutta la penisola con il rischio che Greddafi dichiarasse guerra contro l’Italia o ancor peggio che bombardasse le nostre terre. Adesso i Libici sono potuti andare a votare per la prima volta dopo 40 anni, hanno avuto la possibilità di esprimere la loro opinione e scegliere il proprio esponente politico sperando che questa volta non si sfoci nuovamente in una dittatura e che si riesca ad instaurate finalmente la democrazia.
    Ancora le rivolte nel medio oriente non si sono concluse definitivamente ma passo dopo passo i cittadini che iniziano ad essere a conoscenza dei proprio diritti stanno cercando di far prevalere la loro voce su quella di tutti gli altri, per andare in contro ad una situazione economica e politica stabile la quale secondo me potrà essere conquistata tra un altro po’ di tempo, quando la situazione si sarà placata e la rabbia repressa della popolazione si sarà appianata.
    Agnese Monasteri

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  7. IL Maghreb è l'area più a ovest del Nordafrica che si affaccia sul mar Mediterraneo e sull'Oceano Atlantico. Quest’ultimo anno è stato caratterizzato per loro da diverse rivolte che l’hanno trasformato in uno scenario terrificante. La rivolta del mondo arabo o meglio del Maghreb, iniziano proprio in Tunisia , consistono in una serie di proteste in numerose città della Tunisia. Le motivazioni delle proteste sono da ricercarsi in disoccupazione, rincari alimentari, corruzione e cattive condizioni di vita. Le proteste sono iniziate nel dicembre 2010. Il secondo paese arabo colpito dal flusso della rivoluzione è proprio l’Egitto, le sommosse popolari in Egitto rappresentano un vasto movimento di protesta che ha visto il succedersi di episodi di disobbedienza civile, atti di contestazione e insurrezioni, verificatisi in Egitto a partire dal 25 gennaio del 2011. Infine la Libia, a seguito di quanto avvenuto in quasi tutto il mondo arabo, ha conosciuto in poche settimane lo sbocco della rivolta in conflitto civile. La sommossa libica, in particolare, è stata innescata dal desiderio di rinnovamento politico contro il regime di Muʿammar Gheddafi. Queste rivolte insieme a molte altre avvenute in questo stesso periodo nel mondo arabo, costituiscono la più drammatica ondata di disordini sociali e politici in tre decenni e hanno provocato decine di morti e feriti per i tentativi di repressione. A mio parere questa rivolta che ha coinvolto tutto il Maghreb è dettata dalla necessità di cambiare il proprio modo di vivere, soffocati dalla presenza di un tiranno che non dava alcuna libertà, possiamo dire che è una rivolta di una generazione contro una crisi mondiale che ha impedito nuove prospettive di futuro per tantissimi giovani che vanno contro quei regimi totalitari che per anni hanno oppresso i poveri cittadini con violenza, repressioni militari, leggi ingiuste e blocco della cultura . Ma quella che abbiamo visto quest’autunno è una nuova generazione che si riversa nelle strade di tutto il mondo Arabo, per riprendersi il proprio futuro a partire dai luoghi del sapere e della comunicazione. Dalle scuole alle università in rivolta, dall’uso di internet e dei social network, quella che si presenta in questi mesi sulla scena è una generazione nuova pronta a ribaltare le dinamiche di una tirannide che ormai opprimeva queste popolazione da troppo tempo, a costruire nuove spazi e modi di condivisione, che non possono essere fermate neanche dai tentativi del governo arabo di chiudere scuole e università o censurare siti e pagine internet. Si spera che questo nuovo vento di libertà che ha coinvolto molti paesi del Maghreb porti la vera democrazia e un vero miglioramento delle condizioni di vita.
    Il timore condiviso è che da una tirannide di tipo economico si passi a una estremizzazione religiosa come è già avvenuto in Iran. Si spera che le potenze occidentali che in ultima analisi hanno fin ora gestito questi paesi (vedi la loro storia prima e dopo il colonialismo) abbiano vero rispetto delle identità nazionali e che l’aiuto verso queste popolazioni sia una volta tanto assolutamente disinteressato.

    Duca Gabriele

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  8. La violenza che in queste settimane è esplosa nel Maghreb è la tragica conseguenza del degenerare di una situazione politico-sociale che procede da lunghi anni e che, con il tempo, si confronta con una popolazione sempre più matura e consapevole dei propri diritti e pertanto sempre meno disposta a tollerare certe forme di squilibrio della società. Nel dicembre scorso è scoppiata la rivolta in Tunisia e Algeria. Rivolta “del pane”, della crisi economica, ma in particolare di un “implosione giovanile” che non ha futuro e che deve sopportare la crisi di un sistema economico e autoritario delle vecchie oligarchie. Tutto è partito da un gesto disperato di un giovane di 26 anni, laureato, ambulante occasionale per poter sopravvivere lui e la sua famiglia. Si è dato fuoco per protestare contro il sequestro del suo banchetto di frutta e verdura.
    L’esplodere della rivolta giovanile in Tunisia è prima di tutto un’incapacità dell’Europa di vedere il Mediterraneo come un mare “europeo”, un virtuoso e pacifico confine meridionale verso altre realtà, che può dare sviluppo e “nuova economia” al Sud, ma anche al Maghreb e a tutti i popoli che si affacciano su esso. Cogliere le occasioni di proteste giovanili(dove vi sono anche duri aspetti negativi) per rispondere non con alchimie politiche ma con un grande piano di sviluppo geo-mediterraneo. Sui due versanti della parte sud del Mediterraneo, del Maghreb(occidentale)e del Mashrech(orientale),il mondo arabo conosce una stagione agitata.
    Il “piccolo Maghreb”, di cui fanno parte Marocco, Algeria e Tunisia è quello che da un punto di vista geografico ed economico, rappresenta il naturale prolungamento dell’Europa. Bernardo Valli, grande esperto di geopolitica, afferma che con il “piccolo Maghreb” l’Europa ha in comune, da adesso, la malattia della disoccupazione giovanile. Le centinaia di migliaia di giovani che escono da istituti tecnici e facoltà universitarie non trovano un lavoro.

    Sara Cusimano

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  9. Con il termine Magreb identifichiamo Egitto, Tunisia, Algeria e Libia dove si sono susseguiti dei regimi autoritari che hanno portato sangue e disperazione in tutto il medio oriente. Tutto iniziò in Egitto con Mubarak, in Tunisia con Ben Ali, in Algeria con Bouteflika, in Libia con Gheddafi; si tratta di regimi chiusi e repressivi, dittature mascherate da democrazie che sopprimono i diritti ed i doveri della popolazione, la dittatura è quando il potere dello stato è nelle mani di un singolo individuo e può esercitarlo in qualsiasi modo poiché nessuno può impedirgli di farlo né tanto meno fermarlo. Nell’ultimo periodo si è parlato molto di questa situazione critica in seguito all’uccisione di Gheddafi che però è stata preceduta da una dura e tragica rivolta della popolazione che dopo anni ed anni di dittatura era arrivata allo stremo, dopo mesi di ricerche sono riusciti a trovare e ad uccidere il Rais; questo evento, seppur crudo e atroce ha simboleggiato la fine di 40 anni di un regime di terrore e sangue, la fine di un tiranno, simboleggia un passo avanti verso la libertà del medio oriente. In queste rivolte è stata coinvolta anche l’Italia poiché, siccome la situazione era insopportabile, molti Libici e Tunisini hanno deciso di emigrare, scegliendo come tappa Lampedusa essendo un’isola molto vicina; questo fenomeno di emigrazione di massa ha portato grandi squilibri a tutta la penisola con il rischio che Greddafi dichiarasse guerra contro l’Italia o ancor peggio che bombardasse le nostre terre. Adesso i Tunisini sono potuti andare a votare per la prima volta dopo 40 anni, hanno avuto la possibilità di esprimere la loro opinione e scegliere il proprio esponente politico sperando che questa volta non si sfoci nuovamente in una dittatura e che si riesca ad instaurate finalmente la democrazia.
    Ancora le rivolte nel medio oriente non si sono concluse definitivamente ma passo dopo passo i cittadini che iniziano ad essere a conoscenza dei proprio diritti stanno cercando di far prevalere la loro voce su quella di tutti gli altri, per andare incontro ad una situazione economica e politica stabile la quale secondo me potrà essere conquistata tra un altro po’ di tempo, quando la situazione si sarà placata e la rabbia repressa della popolazione si sarà appianata.
    Agnese Monasteri

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  10. Nel Maghreb si consuma una rivolta. È la rivolta di una generazione contro una crisi mondiale che ha impedito nuove prospettive di futuro per tantissimi giovani in ogni continente, ma anche contro quei regimi totalitari che sono diventati improvvisamente amici e partners affidabili nella globalizzazione dei capitali e nella repressione dei corpi. Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, quelli che fino a qualche istante prima erano i nemici numeri uno della democrazia occidentale sono diventati improvvisamente solidi alleati nella sperimentazione di nuove pratiche securitarie e di negazione dei diritti e della dignità.
    In Tunisia, si affermarono opposizioni integraliste religiose e le sollevazioni hanno avuto come obiettivo quello di un mutamento del vertice governativo occupato da una figura dittatoriale. In Egitto a provocare la protesta sono stati elementi come l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e la crisi occupazionale che colpisce in particolare i giovani. In Algeria ,invece a provocare la rivolta fu l'umiliazione inflitta dall'abuso del potere dei vecchi dirigenti, dal disprezzo e dall'arroganza delle autorità. In Libia la rivolta è stata innescata dal desiderio di rinnovamento politico contro il regime di Gheddafi. Una popolazione di paesi dalle grandi risorse, come Egitto, Algeria e Tunisia e Libia, e dalle enormi possibilità di sviluppo, non può che trovarsi scomoda in una situazione in cui la scelta politica si riduce a due possibilità: regimi chiusi e repressivi consolidati dal benestare occidentale o governi retti da gruppi islamisti radicali.
    Per me meritano più di questo, come le rispettive popolazioni, assetate di sviluppo e stanche di dover soggiacere alle necessità di dittature mascherate da democrazie, meritano di trovare anche nei rispettivi paesi quelle possibilità di espressione e di progresso umano e materiale che, negli ultimi giorni, sembrano voler chiedere a gran voce.

    Giorgia Belmonte

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  11. In quest’ultimo periodo i territori del Maghreb (Egitto, Tunisia, Libia e Algeria) sono stati centro di una serie di rivolte che hanno sostanzialmente un unico obiettivo: garantire un futuro ai giovani; sono varie le ragioni che hanno causato queste sanguinose ribellioni: disoccupazione in primis, ma anche corruzione e cattive condizioni di vita. Solo quest’anno abbiamo potuto notare realmente come le popolazioni di questi stati, stanchi di questa loro condizione, si siano ribellate. Le insurezzioni sono esplose in primo luogo in Tunisia, da anni sottomessa al regime repressivo di Ben Ali, ma successivamente lo spirito della rivoluzione si è propagato a macchia d’olio nell’intero Maghreb . Possiamo citare per esempio la cosiddetta rivolta “del pane”, in cui i maggiori sostenitori sono stati proprio i giovani, che non si sono tirati indietro neanche quando la repressione si è fatta armata. Vi sono state anche sommosse riguardanti la crisi economica, ma in particolare l’ “implosione giovanile”; i giovani, appunto, che devono sopportare la crisi di un sistema economico e pure autoritario delle vecchie oligarchie che nuoce gravemente alla possibilità di crearsi un proprio futuro. Tutto è partito da un gesto disperato di un giovane, Mohammed Bouaziz, laureato, ambulante occasionale per poter sopravvivere lui e la sua famiglia. Si è dato fuoco per protestare contro il sequestro del suo banchetto di frutta e verdura. Un gesto significativo che ha sensibilizzato tutto l’oriente e non solo. Queste popolazioni sopra citate hanno sopportato per decenni una pressoché totale mancanza di libertà, ed è proprio per questo che le terre del Maghreb continuano ad essere tutt'oggi caratterizzate da tensioni e caos, inoltre giorno dopo giorno i cittadini stanno cercando di far prevalere la loro voce su quella degli altri, con la speranza che tutto si possa concludere nel migliore dei modi.
    Daniele Di Giorgi

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  12. La violenza presente nel Maghreb (Egitto, Tunisia, Algeria, Libia) è la conseguenza di una situazione politico-sociale che sta degenerando ormai da lunghi anni. Questi regimi hanno in comune il fatto di essere retti da leader autoritari, ormai vecchi e screditati.
    L’Egitto è stato governato dal 1981 al 2011 da Hosny Mubarak. Le restrizioni costituzionali che egli ha adottato durante il suo primo governo hanno fatto in modo che fosse rieletto in quattro referendum costituzionali, quasi eliminando gli altri partiti di opposizione tranne quello dei Fratelli Musulmani. Essi, infatti, fin dal giorno dell’insediamento del Rais, hanno tentato di ucciderlo sette volte.
    Il Presidente Zine El-Abidine Ben Ali domina la Tunisia dal 1987. La sua strategia governativa prevede il soffocamento di ogni opposizione al suo regime con la pena dell’omicidio o della tortura, ma soprattutto un controllo sui media, come la trasmissione di un unico canale televisivo. Egli sostiene, inoltre, una lotta continua contro l’integralismo di matrice islamica nel suo paese, scagliandosi soprattutto contro il partito islamista Ennahda.
    Anche Abdelaziz Boutefika, presidente dell’Algeria, fin dal 1999 ha dovuto confrontarsi con partiti e formazioni di matrice islamista.
    In Libia il colonnello Mu’ammar Gheddafi governava dal 1969. La guerra civile, a cui abbiamo assistito durante questi ultimi anni, è frutto del desiderio del rinnovamento politico del regime tirannico durato oltre quarant’anni. Dopo ripetuti scontri, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di legittimare l’intervento militare ad opera di altri Paesi. Con il succedersi di complotti sempre più mirati al suo omicidio, Gheddafi decise di asserragliarsi in diverse città, fino al 20 ottobre 2011, data in cui venne ritrovato nella città di Sirte e ucciso dai ribelli.
    Sabrina Latino

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  13. Negli ultimi anni i popoli dei paesi arabi del maghreb come l'Algeria,la Tunisia,la Libia e l'Egitto,hanno riconosciuto il potenziale della forza democratica,insorgendo contro il proprio regime e rischiando in tutto e per tutto che la loro rivolta venisse violentemente repressa.
    Allo stesso tempo al di là di questo areale geografico, l'Europa ha osservato questo rapido susseguirsi di insurrezioni contro i regimi "dittatoriali",manifestando diverse emozioni;sicuramente lo sgomento o la sorpresa poi però in un gesto di solidarietà la comprensione di una sentita sofferenza che da troppo tempo affligge questi paesi.
    Ormai le motivazioni di tale insorgenza appaiono piuttosto evidenti:il diritto alla libertà e alla democrazia che sicuramente accomuna ogni essere umano dalla notte dei tempi.Tuttavia sorge spontaneo chiedersi come è possibile che da una tale ristagnazione culturale molto di queste persone abbiano ben compreso il valore della propria libertà e della libera cultura?Uno dei fattori più importanti ed enormemente sottovalutato è stata la rivoluzione offerta dalla rete che è arrivata a toccare i paesi più remoti.I giovani e i neo-studenti arabi, abbaiati dalle potenzialità di questo potentissimo mezzo di comunicazione, hanno potuto organizzare alla velocità della luce le proprie manifestazioni e le proprie battaglie in modo tale da lasciare stupefatti e disarmati i loro leader politici ma sopratutto poter giungere finalmente alle cose più importanti di tutto:la conoscenza,la libertà di parola e di pensiero che da troppo tempo erano state sottratte a popoli economicamente e socialmente fragili,dimostrando al mondo intero che la democrazia è un DIRITTO naturale di tutti e che qualsiasi uomo o donna,anche se in difficoltà ,può combattere per ottenerlo.

    gloria minutoli

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  14. Il Maghreb è la zona del nord africa che comprende i stati della Libia, Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco.
    Da un anno a questa parte nel Maghreb sono scoppiate delle rivolte, da parte dei cittadini, a causa della povertà, della mancanza di lavoro e di una prospettiva futura per i giovani sotto i 30 anni, che comprendono la maggior parte della popolazione in questi paesi.
    Tutto è partito in Tunisia, da un gesto disperato di un giovane di 26 anni, Mohammed Bouaziz, laureato, che faceva l'ambulante per poter sopravvivere lui e la sua famiglia, si è dato fuoco per protestare contro il sequestro del suo banchetto di frutta e verdura.
    Da questo episodio in poi in Tunisia si sono scatenate delle rivolte in numerose città del paese, queste rivolte hanno portato alle dimissioni del presidente Ben Ali, che dopo 24 anni di potere lascia il Paese.
    Le rivolte subito dopo scoppiano anche in Egitto, con manifestazioni contro il regime di Mubarak, i protestanti chiedono la liberazione dei detenuti politici, la liberalizzazione dei media, e sostengono la rivolta contro la corruzione e i privilegi dell'oligarchia. Nel febbraio 2011 il vice presidente annuncia le dimissioni di Mubarak, e l'Egitto viene lasciato nelle mani di una giunta militare, presieduta dal feldmaresciallo Mohamed Hussein Tantawi, in attesa che venga emendata la costituzione e che venga predisposta la convocazione di prossime elezioni presidenziali.
    Sicuramente i fatti che abbiamo seguito con più interesse sono quelle che riguardano le rivolte in Libia, a causa del coinvolgimento dell'italia, che ha messo a disposizione le proprie basi militari per sferrare raid aerei contro le basi di Gheddafi.
    Le proteste in Libia iniziano a Bengasi ad inizio Febbraio, in seguito all'arresto di un'attivista dei diritti umani, le rivolte si spostano presto anche a Tripoli, con scontri tra manifestanti e polizia, accusata di aver usato armi pesanti contro i manifestanti, per questo il rais Gheddafi viene accusato di genocidio e di aver praticato crimini contro l'umanità. ad ottobre Il colonnello Gheddafi viene ucciso e così la libia si è liberata di 40 anni di regime dittatoriale.
    spero che queste rivolte portino dei benefici alle popolazioni e che ottengano ciò che vogliono, anche se non è il modo migliore per ottenere ciò che si vuole sicuramente era l'unico contro questi veri e propri "Tiranni" e quindi mi sento di dare il mio appoggio a queste popolazioni.

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  15. Con Insurrezione islamica nel Maghreb intendiamo l'insieme delle operazioni di gruppi che si rifanno al terrorismo islamista fin dal 2001. Le rivolte hanno tutte un'unica motivazione: eliminare i regimi totalitari col fine di dare spazio ai giovani, al futuro, e a quel tanto desiderato governo democratico. Sentiamo proprio parlare ogni giorno di disoccupazione, di povertà, di continue battaglie che non sembrano trovar fine in particolar modo nei territori dell’Africa settentrionale. L’Algeria scende in piazza con la Rivolta “del pane”, della crisi economica, ma in particolare di un’ “implosione giovanile” che non ha futuro,stanca di dover sopportare una crisi voluta da uno stato oligarchico e privo di interesse verso l’intera popolazione. Persino i giovani del piccolo” Maghreb denunciano l’hogra (abuso di potere) della vecchia classe dirigente . Ma il caso più caldo è quello della Tunisia, dove il ritratto del 75 enne presidente, Zine el-Abidine Ben Ali, viene bruciato sulle piazze da giovani nati nei quasi ventiquattro anni in cui egli ha troneggiato incontestato su tutte le pareti della Repubblica. Tutto ciò è simbolo di svolta, di presa di posizione, di bisogno di libertà. Perché la gente ha smesso di avere paura. La rabbia ha iniziato a prevalere sul silenzio e, coloro i quali fino ad ora sono stati costretti ad ‘’abbassare la testa’’, iniziano a guardarsi intorno realizzando che quella classe politica non avrebbe mai concesso loro un futuro. Ed oggi, finalmente, il futuro se lo vanno a prendere.

    ADRIANA VICARI

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  16. La ribellione dei popoli dei paesi arabi del nord Africa ci ha trovato impreparati nonostante la consapevolezza della mancanza di diritti e delle forti ingiustizie sociali.Uno dei primi paesi scesi in piazza con la "Rivolta del pane" è stata l'Algeria. Tutto è partito da un gesto disperato di un giovane di 26 anni, Mohammed Bouaziz, laureato, ambulante occasionale per poter sopravvivere lui e la sua famiglia. Si è dato fuoco per protestare contro il sequestro del suo banchetto di frutta e verdura. Un altro paese di cui si è sentito parlare per le sue rivolte è stata la Tunisia. E l’esplodere della rivolta giovanile in Tunisia è prima di tutto un’incapacità dell’Europa di vedere il Mediterraneo come un mare “europeo”, un virtuoso e pacifico confine meridionale verso altre realtà (il mondo arabo, l’Africa, il Medio Oriente, i commerci dell’intero pianeta che di lì passano…). Che può dare sviluppo e “nuova economia” al Maghreb e a tutti quei popoli che si affacciano sul grande mare. Cogliere le occasioni di proteste giovanili (dove purtroppo vi sono anche duri aspetti negativi, di morti, violenze, e sacrifici umani di giovani che si immolano per la causa…) per rispondere non con pensieri astratti ma con un grande piano di sviluppo mediterraneo. Tante cose da progettare e fare, per uno sviluppo economico compatibile con l’ambiente e che valorizzi i territori e chi lì vive (come i giovani tunisini).

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  17. Nel corso dell'anno si sono verificate numerose rivolte in tutto il Maghreb, contro la crisi economica e la disoccupazione. Sono soprattutto i giovani a manifestare segni di disagio sempre più vistosi e, riversandosi per le strade, hanno dato vita alla cosiddetta ''Rivolta del pane'' rivendicando il proprio diritto ad un futuro migliore. La popolazione, sempre meno disposta a tollerare certe forme di squilibrio della società, è giunta ad una piena consapevolezza dei propri diritti, riconoscendo negli atti di sommossa, protesta e violenza urbana l'unico mezzo per imporsi contro il sistema autoritario di vecchie oligarchie. Il fatto che singole scintille, come un gesto estremo di protesta auto-lesiva, scatenino rivolte e tumulti capaci di bloccare l'intero paese, dimostra come le tensioni sociali siano giunte al limite e che la società, ormai stanca, non aspettasse altro che un segnale per partire. Insieme all'impossibilità di trovare un buon lavoro, questi giovani denunciano l'hogra: l'umiliazione inflitta dal potere dei vecchi dirigenti. Infatti, la maggior parte dei paesi del Maghreb condividono la stessa tipologia di gestione attuata dai capi del paese, interessati principalmente alla propria sopravvivenza all'interno del governo piuttosto che al destino del paese. Essi, infatti, al fine di mantenere il governo hanno più volte modificato la costituzione cosi da ottenere un numero imprecisato di mandati. Oltre all'umiliazione e l'oppressione, che subiscono dai loro governanti, le società dell' Africa settentrionale vivono un secondo avvilimento, quello dovuto al fallimento economico. Infatti, la maggior parte dei paesi vive di rendita, non producendo ricchezza e i governanti si interessano maggiormente ad arricchire le loro tasche, piuttosto che quelle del popolo, poichè concepiscono migliore, governare un popolazione disoccupata e dipendente da essi, che una autonoma e in via di sviluppo.
    Più che per la fame, i giovani si sono ribellati per una società giusta ed equa, ma essi meritano di più di questo; le popolazioni, assetate di sviluppo e stanche di essere sottomesse, meriterebbero di trovare nei loro rispettivi paesi una possibilità di espressione e di progresso umano e materiale. La Tunisia, l' Algeria, il Marocco si sono ribellati perchè hanno smesso di avere paura, trasformando quest'ultima in rabbia, che ha prevalso sul silenzio e sulla loro sopportazione. Hanno capito che con questa politica non sarebbero potuti andare lontano e, oggi finalmente, a gran voce hanno cercato di indirizzare il corso della loro vita verso un futuro migliore.

    Alessia Cammarata

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  18. Per molto tempo i regimi arabi hanno tentato di legittimare il loro potere e di giustificare l’assenza di democrazia, asserendo di privilegiare innanzitutto lo sviluppo economico. Tuttavia, dal momento in cui sia la democrazia che il “pane” vengono a mancare, non resta che invadere le strade nel tentativo di riappropriarsi di diritti che han preso forma di miraggio.
    Ma è lecito che un ragazzo sia costretto a rischiare la propria vita per qualcosa che dovrebbe essergli dovuto?
    I governi africani sono maggiormente interessati alla propria sopravvivenza e perpetuazione piuttosto che al destino del paese di cui sono a capo ed è sicuramente meglio governare una popolazione disoccupata e dipendente dallo stato piuttosto che una popolazione autonoma, capace di svilupparsi e di prosperare al di fuori dei circuiti statali.
    Ciò che ha concorso maggiormente nel determinare queste rivolte è stata la maturità di un paese che è giunto alla piena consapevolezza dei propri diritti tale da rendere intollerabile l’attuale situazione politica. Questo è stato possibile grazie anche all'ausilio dell web, un mezzo di comunicazione potente, una sintesi della comunicazione esistente che entra nelle case, negli uffici, sui telefonini di tutti e in modo immediato e diretto fornendo risorse per una maggiore informazione: la popolazione dell'africa settentrionale ha aperto gli occhi, si è resa conto di ciò che gli spettava.

    Il diritto alla vita, il diritto alla liberta, il diritto alla sicurezza, il diritto al lavoro e a dignitose condizioni di lavoro sono i principali benefici di cui un uomo DEVE godere: non sono da biasimare i rivoltosi che hanno deciso di prendere il mano il proprio futuro, pagando anche con la vita questa scelta.

    CLAUDIA FAUZIA

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  19. Il maghreb è un'area nordafricana comprendente Tunisia, Marocco, Libia, Algeria e Mauritiana, cinque stati che nel 1989 hanno fondato "l'Unione Del Maghreb Arabo", conosciuto anche come "Grande Maghreb". In queste aree vi era un relativo benessere economico e sociale, rispetto ad altri territori del continente africano, ma l'eccessivo aumento demografico ha portato a situazioni insostenibili, da cui si poteva trovare riparo solamente grazie a massicce migrazioni verso i paesi europei. Da un anno a questa parte, però, continue ondate di proteste, a cui hanno preso parte numerosi giovani, stanchi di non avere un futuro nella loro madrepatria, hanno dato vita alla cosiddetta rivolta del pane. Sicuramente nessuno si aspettava che un gruppo di stati costretti a subire ingiustizie da parte dei loro dittatori per circa quarant'anni, trovasse il coraggio di alzare la testa e dimostrare che ogni individuo possiede dei diritti, ha necessità di benessere e futuro. Finalmente queste società complesse e ricche di cultura, ma impoverite e disagiate hanno deciso di farsi avanti e provare a costruire quella democrazia invidiata ai paesi occidentali. Tutto ciò ci sembra così lontano dai nostri stereotipi, perchè noi ormai viviamo in un mondo moderno, in cui una vera democrazia, se così può essere chiamata, è stata costrutita grazie ai sacrifici di chi ha vissuto prima di noi, mentre queste popolazioni stanno affrontando le nostre stesse battaglie, in ritardo rispetto alla nostra storia, ma sono territori che noi stessi in passato abbiamo sfruttato e che non avevano ancora imparato a gestirsi fino ad ora e se ci pensiamo sono esattamente dietro casa nostra, quindi forse non sono realtà così tanto lontane, poichè possediamo anche un punto in comune per cui stanno lottando e cioè la disoccupazione.

    Fiammetta Indovina

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  20. Il Magreb situato nella parte più occidentale dei paesi arabi,comprende l’area più a ovest del Nordafrica,si affaccia sul Mar Mediterraneo e sull’Oceano Atlantico e comprende gli stati di:Sahara occidentale,Marocco,Algeria e Tunisia.Questi paesi sono caratterizzati da un clima di rivolte che si è diffuso sempre più a causa dei regimi dittatoriali e totalitari che si sono istaurati nel corso degli anni.Nel dicembre scorso è scoppiata in Tunisia e Algeria la “rivolta del pane” ,caratterizzata da un’implosione giovanile che cerca in tutti i modi di riprendere in mano la propria libertà strappata via dai tiranni che governano i loro paesi.Muhammar Gheddafi ha governato in Libia dal 1969 tenendo sotto il suo controllo la popolazione libica fino al 20 ottobre 2011:il giorno della sua cattura e uccisione da parte dei ribelli che,stanchi di sottostare al regime del tiranno,hanno deciso di ribellarsi rovesciando il governo del paese.In Egitto,il capo dello stato Mubarak è ancora intenzionato a trasmettere il proprio potere al figlio Gamal istaurando così un nuovo regime totalitario.Le rivolte continueranno fino a quando la speranza dei ribelli rimarra viva poiché lottano dando la vita per riprendere nelle loro mani i loro diritti che senza alcuna ragione gli sono stati negati.
    Alberto Vinci

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  21. Maghreb un termine che non indica solo delle coordinate geografiche ma di recente prende forma come un periodo, un’idea, la libertà e il coraggio del nord Africa.
    Tutto comincia per una piccola sovrattassa sul pane in Algeria e Tunisia, un attentato ad una comunità cristiana con dei problemi dovuti alla crisi e casi estremi di protesta in Egitto, la battaglia per la libertà politica in Libia appoggiata dall’intromissione della NATO con l’operazione Odissea all’alba e così verso Siria e Yemen.
    Le proteste cominciano da twitter face book e tutti i social network fino ad arrivare in piazza, con l’atto simbolico del ragazzo che si da fuoco, queste denominate anche le proteste dei giovani, poiché attuate da ragazzi con una media di 30 anni, danno una risposta alla domanda “Perché i giovani si ribellano?”; perché hanno smesso di avere paura; la rabbia ha iniziato a prevalere sul silenzio e la sopportazione, hanno iniziato a guardarsi intorno e lo spettacolo è stato desolante, hanno capito che quella classe politica non avrebbe mai concesso un futuro. E oggi finalmente il futuro se lo sono presi e non torneranno ad abbassare la testa per non dar respiro a quel malessere generale che ormai era talmente innestato che per estirparlo sono state adottate misure drastiche.
    Le rivoluzioni del Maghreb non sottolineano la caduta di un tiranno o la liberazione di questi stati da un governo oppressivo piuttosto dimostrano al mondo il potere del popolo, che noi tutti siamo stanchi di stare a guardare mentre gli altri prendono le decisioni per noi, ognuno di noi ha un’indipendenza e una libertà di uomo e anche se non sta scritto in nessuna costituzione o legge ogni individuo deve essere libero di vivere dignitosamente e poter creare una famiglia senza finire in miseria.
    Ruggero

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  22. In Tunisia, in Algeria e in Egitto i manifestanti denunciano le diseguaglianze territoriali e la disoccupazione galoppante che colpisce soprattutto i giovani diplomati all’interno del paese. La disoccupazione endemica, l'ingiustizia sociale, la frustrazione nei confronti di una ricca ´lite al potere, il potere d’acquisto ridotto, le repressioni della polizia, la carenza di abitazioni popolari l'aumento dei prezzi di generi alimentari di largo consumo – zucchero, farina, olio – sono le cause del susseguirsi delle manifestazioni.
    Le manifestazioni tunisine sono le più importanti in 23 anni di regime del presidente Zine El Abidine Ben Ali e sono degne di nota in un paese in cui il dissenso non è tollerato
    In Algeria invece negli ultimi due anni, il numero delle proteste è aumentato assieme al coinvolgimento delle giovani generazioni e all'origine delle contestazioni c'è anche la frustrazione nei confronti di una ricca ´lite al potere
    In Egitto la situazione è critica. Dopo la caduta di Mubarak sembrava che il peggio fosse passato, invece, forse il peggio deve ancora arrivare.
    I militari sono saliti al governo e tentano in tutti i modi di impedire alle opposizioni di organizzarsi in modo tale da riuscire a salire al governo, e questo significherebbe il fallimento più totale

    In Marocco e in Mauritania : per mantenere salda la pace sociale, il governo marocchino ha annunciato, a fine gennaio 2011, di mantenere le sovvenzioni per calmierare i prezzi delle derrate alimentari, in crescente aumento sul mercato internazionale. Le autorità hanno ugualmente rigettato tutte le similitudini accennate con l’Egitto e la Tunisia.

    La Libia dopo aver vissuto una prima fase dell'isurrezione popolare (anche nota come rivoluzione del 17 Febbraio) a seguito di quanto avvenuto in quasi tutto il mondo arabo (e specialmente in Tunisia ed in Egitto), ha conosciuto in poche settimane lo sbocco della rivolta in conflitto civile.
    La sommossa libica, in particolare, è stata innescata dal desiderio di rinnovamento politico contro il regime ultraquarantennale della "guida" della Jamāhīriyya (regime delle masse) Muʿammar Gheddafi, salito al potere il 1º settembre 1969.
    Il 20 ottobre 2011 cade, dopo un assedio di 2 mesi, la città di Sirte, nella quale Mu'ammar Gheddafi, dopo aver lasciato Tripoli, si era asserragliato dal 21 agosto 2011.
Mu'ammar Gheddafi, tenta di guadagnare il deserto per continuare la lotta ma il suo convoglio viene attaccato da parte di aerei francesi NATO. Raggiunto da elementi del CNT, Gheddafi viene catturato vivo ma subito linciato.

    Nonostante le proteste nascano probabilmente tutte dall'iniziale rivolta in Tunisia, le ragioni del malessere sono diverse per ogni nazione. Non mancano però elementi comuni, infatti i regimi polizieschi antichi e corrotti che governavano o governano tutt'ora questi paesi non riescono più a dare risposte adeguate alle nuove generazioni più istruite - collegate al mondo attraverso internet e le tv satellitari – e a gestire le sfide economiche e sociali. «In Tunisia, Algeria, Egitto il contratto sociale è fallito.
    Le masse sono mosse dalla fame e dal desiderio di Libertà, Uguaglianza, Fraternità e Giustizia. Anche gli stessi atti suicidi-incendiari verificatisi in molti paesi, probabilmente ad imitazione del giovane tunisino Mohamed Bouazizi sono politici e non religiosi. Sono atti disperati di una generazione affamata e umiliata.


    Non bisogna però pensare che sia tutto finito, gli interessi economici delle più grandi nazioni mondiali, e dei gruppi attualmente nei governi di transizione, non devono essere sottovalutati, ad esempio Israele e U.S.A fanno pressioni affinché salga al governo Egiziano Omar Suleiman vice-presidente del governo durante Mubarak, o ancora in Tunisia dove dopo le nuove elezioni è stato annunciato l' annullamento di 6 seggi attribuiti al partito «Petition Populaire», lanciata da Hachmi Hamdi a causa dei legami di quest'ultimo con Mubarak. (ciò ha provocato gravissime proteste).

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  23. Noi Europei forse non dovremmo partecipare passivamente aspettando gli sviluppi, ma forse dovremmo cercare di aiutare questi popoli
    non con l'esercito ma bensì impedendo alle nostre nazioni di esercitare suddette pressioni, per esempio.




    P.s. ringrazio la professoressa Cricchio per il tema del compito.
    Perché mi ha invogliato ad approfondire un argomento importantissimo che i telegiornali hanno tralasciato. Quando a mio parere queste rivolte stanno facendo la storia del mondo che lasceremo alle generazioni future

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  24. IL Maghreb (“Tramonto”) si identifica geograficamente nell'area più a ovest del Nordafrica si affaccia sul mar Mediterraneo e sull'Oceano Atlantico .In quest’ultimo periodo, il Maghreb, è stato palcoscenico di molte vicende rivoltose, che spesso si sono trasformate in vere e proprie guerriglie. La rivolta del mondo arabo, inizia proprio in Tunisia (rivolta del pane) ,con un susseguirsi dinamico, che potremmo definire una “reazione a catena” dato il dileguarsi delle idee liberali. Il secondo paese, colpito dal flusso dell’insurrezione è stato l’Egitto, dove si è riscontrato un diffuso malcontento popolare che ha portato all’insurrezione, appunto, della popolazione .Ma più di tutte, è stata attenzionata la questione della Libia, dove, il Rais, in parole povere, il “leader” ovvero Mu’ Ammar Gheddafi, ha scatenato una vera e propria guerra civile, contrastato dall’idea liberale comune a tutto il popolo, ormai stanco del regime totalitario, a cui sottostava da parecchi anni. Secondo la mia opinione, questa rivolta, che ha accomunato l’intera area del Maghreb è mossa dalla necessità da parte del popolo, di cambiare gli usi di una popolazione, impostigli da una tirannia che non dava più alcuna libertà al popolo, che in altre parole, non aveva più voce in capitolo, ormai da troppo tempo. Possiamo dunque definire questa rivolta, una rivolta, capeggiata in maggior parte da quei giovani, che non vedendo alcuna via alternativa per il loro futuro, hanno necessariamente, dovuto ribellarsi. Ribellarsi a quel regime che per anni ha impedito lo sviluppo economico, politico e culturale del paese. Questo autunno, abbiamo potuto assistere ad una sommossa che si era prefissata di liberare il proprio paese in tutti i sensi e in tutti i modi necessari, difatti i giovani si sono dedicati anche a diffondere le proprie idee attraverso moderne vie di comunicazione. L’unanimità del paese ha letteralmente sconfitto il regime, e pochi giorni fa, colui che lo ha capeggiato, appunto Gheddafi, nel caso del paese libico, con l’uccisione di quest’ultimo. Secondo me, soprattutto i giovani, sono stati degli eroi, hanno difeso il loro paese, da un regime che lo aveva lasciato indietro rispetto agli altri paesi, ma soprattutto hanno difeso la loro libertà, la libertà di un paese diverso da quello di quarant’anni fa. Un paese più coscienzioso, meno ignorante, e consapevole dei suoi diritti, molti dei quali venivano violati. La mia speranza, adesso, è che questi paesi, con le loro forze, e sulle loro gambe, riescano a conquistare quella democrazia che tanto hanno desiderato.
    Michelangelo Chiovaro

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  25. Il Maghreb comprende Egitto,Tunisia,Algeria e Libia,cioè gli stati situati nell'Africa settentrionale. Ciò che hanno sempre avuto in comune questi stati è il regime dittatoriale. I rispettivi dirratori di questi stati cioè Mubarak,Ben Ali,Bouteflika, Gheddafi, sono i padroni contro cui si rivolge la protesta.
    Ogni popolo ha bisogno di una certa quantità di democrazia, e ovviamente un minimo di benessere economico. Quando entrambe le cose vengono a mancare, è solo questione di tempo, ma prima o poi il popolo scoppia e si ribella.
    Il problema è che, chi detiene il potere, difficilmente si convince che è il momento di ritirarsi, e di conseguenza cerca di reprimere con la forza le volontà popolari. Quando un popolo è represso, basta una scintilla, la classica goccia che fa traboccare il vaso, per scatenare la rivolta.
    Proprio recentemente siamo venuti a conoscenza che è stato catturato e ucciso Gheddafi: quarantadue anni di regime caduti sotto i colpi di armi da fuoco. Il rais è morto durante l'ennesima sparatoria tra i ribelli e i suoi sostenitori. E' la fine di un regime,fine della supremazia di una famiglia su un'intero paese.
    Così,a poco a poco, questi paesi stanno rivendicando la propria libertà. Purtroppo le rivolte non si sono ancora concluse,ma sicuramente la popolazione dei Paesi del Maghreb è consapevole dei propri diritti, della possibilità di espressione e di progresso umano e materiale che, recentemente, chiedono a gran voce.

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  26. Anno 2010.Brutale.Feroce.
    L'immagine di un giovane tunisino che si dà fuoco per protestare contro il sequestro del suo banchetto di frutta e verdura,che a stento consente a lui e alla sua famiglia di sopravvivere.Un gesto atroce,estremo,disperato da cui avrà inizio,dopo anni e anni d'inverni bui e difficili,segnati dal gelo di tirannie spietate,lo sbocciare della cosiddetta "primavera araba",quello tsunami,quell'ondata di fervore democratico che investe in pochi mesi tutto il Maghreb.
    L'Egitto contro Mubarak,la Tunisia contro Ben Alì,l'Algeria contro Bouteflika ed infine la Libia contro Gheddafi.
    Anno 2011.Brutale.Feroce.E amorale.Dovrebbero essere infiniti gli aggettivi per accompagnare le immagini dell'agonia di Gheddafi,dell'ostentazione del suo corpo offeso .Era un tiranno.Di talento.Ma tiranno.Si è macchiato di peccati mortali.Ma i killer del Colonello hanno tatuata in faccia la crudeltà dei barbari.Mostri che avranno amici fra coloro che entreranno,impastando rabbia e vendetta,nelle liste del nuovo governo.
    Mi domando,credo che il mondo si domandi,spero almeno che lo faccia.....ma sarà questa la fine di una tirannia e l'inizio di un'equa democrazia?
    Gianluca Pensabene

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  27. Iniziamo con Giorgia, bene il tuo lavoro anche se manca di critica personale...

    Agnese, nella seconda parte si sente il tuo giudizio ma occhio agli errori (un esempio-non si apostrofa) e alla forma non sempre fluida..

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  28. Bene Martina! Evita però di usare la forma diretta...

    Molto bene Jeyathas! Mi piace il tuo stile di scrittura che alterna descrizione ad argomentazione. Fai attenzione a mantenere i tempi verbali scelti e cerca la prossima volta di trovare un excipit ad effetto!

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  29. Alberto, chiaro ed organico ma molta descrizione e poca argomentazione...

    Idem per Agnese M. Ho apprezzato il riferimento alle conseguenze delle rivolte con la citazione delle migrazioni di massa...Manca però la tua riflessione. Cerca di controllare il flusso di scrittura e di servirti meglio della punteggiatura per spezzare i periodi!

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  30. Gabri, pessimo incipit:<<... per loro..>> ma per chi???! <> ma la concordanza come funziona? soggetto al singolare e verbi al plurale....
    Ti sei ripreso in corso d'opera. Bene le argomentazioni critiche personali!

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  31. Sara,molto bene sopratutto interessante la citazione della fonte che andava commentata. La prossima volta cerca di dare un'impostazione più critica.

    Giorgia, l'espressione "Nel Maghreb si consuma una rivolta" non dà ragione della diffusione del fenomeno!Bene, comunque, l'impostazione argomentativa. Cerca di porre più attenzione all'uso dei tempi verbali, un pò al presente e un pò al passato....

    Daniele, "Le insurezzioni sono esplose.." con una sola "Z"... Anche per te bene l'impostazione argomentativa ma occorreva maggiore riflessione critica. Cerca di servirti meglio della punteggiatura!

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  32. Sabrina, il tuo commento è solo una lunga e dettagliata descrizione di quanto successo nel Maghreb...avevo raccomandato "poca descrizione" e "molta critica personale"...

    Gloria,molto bene il tuo lavoro che denota un'impostazione critica personale molto riflessiva. Ti invito a rivedere la forma, non sempre scorrevole e corretta (abbaiati...ad es.)

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  33. GIULIOOO, "comprende I stati" o "comprende GLI stati"???! inoltre, i tempi verbali sono alquanto altalenanti: un pò al presente e un pò al passato! Il tuo lavoro è un'attenta ricostruzione di quanto successo ma senza alcuna critica personale...

    Adriana, "l'implosione giovanile" è già frase riportata in precedenza da qualcuno e visto che è ricorrente, se è citazione andrebbe scritto il nome della fonte..per evitare il plagio (questo vale per tutti quelli che l'hanno riportata!)... Di sicuro migliore la seconda parte dove si sente il tuo giudizio personale.

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  34. Bene Daniele! Avevi iniziato in forma un pò monotona..ma ti sei ripreso!

    Alessia,il tuo lavoro è una sintesi ben equilibrata di descrizione e di argomentazione. Ben fatto!

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  35. Claudia, lavoro sintetico ma efficace! Molto bene la veste critico argomentativa, completa anche l'informazione.

    Fiammetta, il tuo lavoro è completo ma manca di efficacia argomentativa... puoi fare di meglio!

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  36. Alberto V. anche tu "implosione giovanile... e rivolta del pane...." ??! Lavoro descrittivo e privo di argomentazione critica.

    Ruggero,forte e convincente nell' argomentazione! Molto bene!! tuttavia il tuo lavoro perde di qualità per l'uso improprio della punteggiatura e qualche errore qua e là: "ragazzo che si da fuoco, queste denominate......" doveva essere scritto "ragazzo che si dà fuoco. Queste denominate..."

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  37. Federico, sicuramente il tuo lavoro è ben fatto! Completa e dettagliata l'informazione (ti sei ben documentato), ma la prossima volta voglio che passi attraverso l'informazione per fare sentire il tuo parere sui fatti!

    Michelangelo,la prossima volta non voglio leggere espressioni del tipo "secondo me", "io penso"...Sei tu che scrivi e le argomentazioni sono le tue, dunque sei ridondante! Lavoro accettabile ma puoi trovare uno stile più efficace per scrivere le stesse cose che hai scritto...Metti maggiore concentrazione al laboratorio (questo vuol dire anche meno fretta e più tempo di riflessione)...

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  38. Maria Clara, emergono alcune disattenzioni ed espressioni inadatte ("bisogno di una certa quantità di democrazia"). Il tuo lavoro nel complesso presenta una informazione completa ma con poca argomentazione critica.

    Complimenti Gianluca per lo stile ad effetto, sicuramente molto incisivo! Dovresti inserire più informazione disseminata qua e là magari con citazione di fonti...

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  39. Molto bene ragazzi! Vi anticipo che la settimana prossima salirete sul banco degli imputati insieme a ...GIORDANO BRUNO!
    Iniziate a documentarvi sul famoso filosofo leggendone la vita e l'opera dal vostro libro di testo ;O)
    A DOMANI!

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